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    TennisTalker MagazineTennis TTIntervisteSai su che superficie fa meno male giocare a tennis?  
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    Sai su che superficie fa meno male giocare a tennis?  

    Ce lo siamo fatti spiegare da Rodolfo Lisi, medico specializzato negli infortuni tennistici ed autore, con Carmelo Giuffrida e Luca Avagnina, del libro “Il piede nel tennis: biomeccanica, cinesiologia e infortuni” (Griffin-Timeo)

    Rodolfo Lisi, già autore di quattordici libri sul tennis, ha dato alle stampe – assieme al collega Carmelo Giuffrida e al podoiatra Luca Avagnina – il suo nuovo libro sullo sport delle racchette, dal titolo “Il piede nel tennis: biomeccanica, cinesiologia e infortuni” (Griffin-Timeo).

    Anche in questa sua ultima “fatica editoriale”, che consta di ben 200 pagine, Rodolfo può contare su presentazioni di altissimo spessore: Bruce Elliott, biomeccanico australiano (Nota in quarta di copertina); Giovanni Malagò, Presidente CONI (Presentazione); Alberto Lissoni, fisiatra (Prefazione); Italo Cucci, noto giornalista (Postfazione).

    Caro Rodolfo, ancora una volta hai arricchito il panorama scientifico-sportivo con la tua ennesima opera sul tennis. Questa volta i riflettori sono puntati sul piede.

    Sì, è vero Adamo. Non mi era mai capitato di dover affrontare una tematica così specifica (sebbene io lo abbia fatto, sia pure marginalmente, nell’opera edita da Aracne dal titolo “Patologie degli arti inferiori nel tennista”). Questa volta, ho chiesto aiuto a due professionisti: Carmelo Giuffrida, esperto nella rieducazione del giovane fanciullo sportivo e Luca Avagnina, podoiatra di fama internazionale (tra i suoi pazienti, ricordo anche il “nostro” Fognini).

    Si tratta di un’opera unica nel suo genere. E hai affrontato tematiche molto “spinose”, come la superficie più indicata per la pratica del tennis

    Credo di sì, in Italia non esiste una pubblicazione che abbia affrontato a 360° il ruolo del piede nel tennis. All’interno di uno dei capitoli del libro, abbiamo voluto chiaramente evidenziare come la terra rossa sia la superficie ideale in termini di prevenzione degli infortuni. Esistono molti dati a supporto in letteratura: tra questi, basta ricordare la possibilità, su detta superficie,  del cosiddetto “scivolamento controllato”. Lo scivolamento su una superficie in terra rossa si traduce, cioè, in una fase di frenata più lunga e con forze massime inferiori a quelle che si riscontrano su una superficie a maggiore coefficiente d’attrito (cemento). 

    Nel libro, vi soffermate anche sui vari infortuni del piede: a tuo avviso, quali sono le cause dei tanti problemi del tennista moderno?

    E’ stato evidenziato, in letteratura, come nei tennisti professionisti  il primum movens delle più comuni patologie a livello dell’apparato locomotore sia da ricercare negli elevati carichi di lavoro. Nei tennisti amatoriali, invece, la causa è da ricercare verosimilmente nella scarsa tecnica di gioco e nella precarica condizione fisica.

    E sull’infortunio di Sinner, sai dirci qualcosa?

    Non ho dati sufficienti per potermi esprimere: nel mio prossimo libro sarò in grado di elencare le varie e plausibili motivazioni degli infortuni di Nadal, Del Potro, Murray e Djokovic. Ma sul nostro tennista non ho ancora avuto modo di approfondire. Sono convinto, tuttavia, che si giochi troppo…e poi…

    E poi?

    E poi è stata evidenziata una maggiore frequenza di infortuni in quei tennisti che praticano lo sport del tennis su superfici diverse. Accanto a questa considerazione, ne suggerisco un’altra: il calendario ATP è fitto di impegni. Basta osservare, come esempio, il calendario di maggio/giugno/luglio: si passa dalla terra rossa all’erba senza soluzione di continuità. Il Roland Garros termina il 9 giugno. Ed i primi tornei su erba sono in programma il giorno dopo (‘s-Hertogenbosch e Stoccarda). Mi dite come un tennista professionista, nonostante lo staff altamente specializzato e la condizione fisico-tecnica eccellente, possa adattarsi in breve tempo ad un’altra superficie?

    Ne deduciamo che: elevati carichi di lavoro + mancanza di gradualità nel passaggio da una superficie all’altra = maggiore frequenza di infortuni

    Per la tua attività di divulgatore hai ricevuto tre Premi alla Carriera

    Sì, piccole gratificazioni che mi spingono a continuare nella mia modesta opera di divulgazione.  A fine anno uscirà il mio nuovo libro sul tennis: si tratterà di una opera omnia, contenente le pagine più importanti dei miei lavori precedenti, con approfondimenti anche sulla corretta alimentazione.

    E sono sicuro che sarà interessante come tutti gli altri libri!

    Adamo Recchia

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