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    Djokovic si racconta fra l’infanzia in guerra, il suo futuro e la sua idea sul caso Sinner

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    Novak Djokovic è stato intervistato dal noto giornalista Piers Morgan raccontandosi fra passato, presente e futuro

    Sono stati tanti i temi affrontati da Novak Djokovic durante il Piers Morgan Uncensored, programma condotto dal noto giornalista britannico su Youtube. Il 24 volte campione Slam si è raccontato trattando argomenti importanti come la sua difficile infanzia vissuta durante la guerra e l’embargo in Serbia, arrivando a discutere del circuito attuale rilasciando anche opinioni che faranno discutere sull’archiviato caso Clostebol che ha riguardato Jannik Sinner.

    La difficile infanzia in Serbia come motore per il suo successo

    “Abbiamo avuto due guerre in Serbia: la guerra in Jugoslavia e i bombardamenti del ’99. Tra il ’91 e la fine degli anni ’90 abbiamo avuto l’embargo – niente arriva dentro o esce dal paese – e il livello di povertà era altissimo. Noi ci mettevamo in fila per una pagnotta di pane che dividevamo in sette o otto della famiglia quel giorno. Quelle esperienze erano vere e hanno reso il mio viaggio ancora più speciale nel senso che apprezzo ancora di più ciò che la vita mi ha dato – ha raccontato Nole a proposito della sua difficilissima infanzia.

    Djokovic bambino
    Djokovic all’età di quattro anni – foto presa da L’Equipe

    Tuttavia Djokovic, da vero campione, ha tratto forza dal suo passato: “Normalmente non voglio lamentami a riguardo perché tutti hanno una croce che portano sulla spalla e che sono destinati a portare. Il mio viaggio è il mio ‘unico e personale viaggio’ che ho dovuto superare e mi ha reso ciò che sono. E’ stato facile? No, assolutamente no. Ma è stata una parte integrante ed essenziale della persona che sono oggi. Probabilmente è stato il fondamento della mia forza mentale e resilienza. Perché quanto tu sei in dubbio su ciò che arriverà domani, non solo per te, ma per la tua famiglia, la tuta città e il tuo paese e se riuscirai a sopravvivere, allora affrontare un match-point non è così difficile

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    Su Sinner e Alcaraz

    “Sono consapevole di ciò che sta succedendo. So che la miglior versione di me attuale non batte il loro miglior livello” – ha ammesso Djokovic, evidenziando la superiorità di SInner e Alcaraz in questa fase: “Sì capisco il potere dei pensieri…allo stesso tempo c’è una biologia, ci sono cose che stanno accadendo, e sai sto andando verso i 39 e il logorio è reale”

    Djokovic su Sinner e il caso Clostebol

    Verso la fine dell’intervista Piers Morgan ha chiesto a Djokovic la sua su Sinner e il caso Clostebol: il numero uno italiano ricordiamo che è stato dichiarato innocente ma ha pagato con tre mesi di squalifica per il suo staff. Il serbo crede in Sinner, ma allo stesso tempo ha espresso parole molto forti sul caso e sulla sentenza, sostenendo che abbia avuto un trattamento favorevole. Inoltre a Nole non è piaciuto come è stato archiviato il caso, con tre mesi di squalifica dati nel periodo fra due Slam.

    “Conosco Jannik da quando aveva 13-14 anni perché lavorava con Riccardo Piatti che era il mio coach e mi allenavo nella sua accademia in Italia. Mi allenavo con Sinner molte volte quando era un junior e mi piaceva molto perché era magro, alto ed è cresciuto sciando fra le montagne. Quindi aveva una storia simile alla mia ed era genuino, gentile e calmo. Aveva il suo mondo e non gli interessava molto delle luci della società ma voleva solo diventare il miglior giocatore. Mi piaceva questa mentalità

    “Quindi, quando questo è successo, ero scioccato. Penso davvero che non l’abbia fatto intenzionalmente, ma il modo in cui è stata gestita è stato sbagliato. La mancanza di trasparenza, l’inconsistenza, la convenienza che la qualifica sia arrivata tra gli Slam così non ne perde uno. E’ stato veramente strano. Voglio credergli, ma è responsabile perché queste sono le regole, sei responsabile quando qualcosa del genere eaccade. Quindi se vedi qualcuno squalificato per anni per lo stesso o qualcosa di similare e lui invece è squalificato per tre mesi non è giusto”.

    Jannik Sinner e Novak Djokovic si incontrano a Wimbledon
    Jannik Sinner e Novak Djokovic si incontrano a Wimbledon / X @sinnertimes

    In seguito ad una battuta del giornalista sul suo nome Sinner, che in inglese vuol dire ‘peccatore’, Nole ha voluto chiarire che sa quanto questo momento è stato difficile per lui: “Non è facile per lui ovviamente. Ho un senso di empatia e compassione nei suoi confronti e credo che ha gestito la tempesta dei media in maniera matura e mi complimento con lui per ciò. Nel mezzo di tutto questo sta ancora dominando, vincendo titoli e Slam”.

    “Un uomo che ha toccato i cuori delle persone”

    Djokovic
    Djokovic con la figlia dopo aver vinto l’oro olimpico (foto Ansa 2024)

    Nel finale c’è stato anche un momento toccante dove Novak ha parlato della perdita del suo storico allenatore, sottolineando come abbia cambiato le vite delle persone che lo circondavano. Djokovic ha dichiarato che quando morirà vorrà essere ricordato così, non per i suoi titoli, ma come un uomo che ha toccato i cuori delle persone’.

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